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In punta di piedi

17 Marzo 2025

Erica è la volontaria tesoriera di Missione Calcutta. Le parole che leggerete sono tratte dal suo diario di bordo, scritto durante il viaggio in India. In questa occasione Erica ha scelto di mettersi in gioco in modo nuovo, lasciandosi coinvolgere totalmente da una nuova esperienza di volontariato.

 

L’ arrivo a Seva Kendra

Appena arrivati a Seva Kendra, un istituto dell’Arcidiocesi di Calcutta, Padre Anthony ci ha accolti con calore.

Dopo i saluti, ci hanno fatto accomodare nelle nostre stanze e qui ho avuto il primo forte impatto con la nuova realtà. I mobili e il bagno non erano evidentemente sporchi, ma davano l’idea di trattenere l’incuria del tempo. Il letto era composto da una tavola di legno con un sottile materasso …  Mi sono messa così a disinfettare tutto. “Come avrei potuto vivere in quelle condizioni per una settimana? Aspetta a giudicare Erica – mi sono detta in un momento di totale spaesamento – “sei appena arrivata. Sei in un paese completamente diverso dal tuo; datti tempo.”

All’inizio, adattarmi a tutte queste novità non è stato semplice. Le prime notti faticavo a prendere sonno: ripensavo alla miseria vista durante il giorno, tutto era così diverso da ciò a cui ero abituata. Ma, giorno dopo giorno, ho iniziato a sentirmi più a mio agio. Il calore delle persone, la loro accoglienza e la cura con cui ci hanno ospitati mi hanno aiutata a trovare un nuovo equilibrio.

 

Dentro gli slum: un’altra realtà

Nei giorni successivi abbiamo visitato gli slum per incontrare i bambini del SAD (sostegno a distanza) Quelli della città erano umidi, sporchi e bui. Si sviluppavano in verticale, senza acqua corrente. Le famiglie che ci hanno accolto vivevano in uno spazio ridotto: in una stanza si cucinava, nell’altra si mangiava e dormiva. Un solo materasso al centro. Non si poteva stare né in piedi, né seduti se non sul letto, perché non c’erano sedie. L’arredamento era scarno, ma dai colori sgargianti.
Negli slum fuori città la presenza della luce del sole rendeva tutto più vivibile. I bambini sorridevano e giocavano all’aria aperta, incuranti della miseria circostante. Dopo la visita agli slum, la stanza a Seva Kendra mi sembrava un lusso: aveva tutti i comfort essenziali per vivere.

 

L’orgoglio di chi ha poco

Durante il soggiorno, mi è capitato spesso di ripensare alle famiglie degli slum. “Com’è possibile – mi sono chiesta – che queste persone mostrino con orgoglio una casa minuscola, in cui c’è solo un letto dove si dorme tutti insieme?” . Troppo presuntuoso ed egocentrico vedere le cose in questo modo, così ho provato a ribaltare la prospettiva e mi sono chiesta: “Ma noi, in fin dei conti che cos’è che avevamo da offrire di più?” Loro forse non avevano nulla, ma ci hanno offerto tutto quello che avevano.
L’incontro e l’accoglienza si sono svolti seguendo la filosofia di Missione Calcutta. La nostra azione non è fare beneficenza, ma riconoscere e restituite all’Altro la dignità che gli appartiene, costruendo insieme qualcosa di duraturo nel tempo. Il valore non è offrire, ma costruire.
L’operato di Missione Calcutta si svolge infatti in punta di piedi, senza imporsi, garantendo supporto agli abitanti, con interventi strutturati e mirati alle necessità locali.
Quello che noi vogliamo non è limitarci ad aiutare, ma costruire le basi per il futuro.

Un’altra tappa di grande impatto è stata per me il fiume Gange. Qui ho visto persone immergersi nelle sue acque per purificarsi. Mentre qualcuno si lavava i denti, accanto c’era qualcun altro che si lavava le ascelle o i capelli.
Mi ha sorpreso assistere a questi momenti di vita quotidiana, mescolata a coppie di giovani sposi immortalate nei loro abiti migliori e corone di fiori acquistate probabilmente con gli unici risparmi per rendere lode agli dei.  alle divinità.
A Calcutta la vita scorre, nonostante il nostro sguardo, tra gesti meticolosi e una spiritualità profonda.

 

Casa Hélène: un’accoglienza speciale

Tra le varie realtà da visitare, non potevamo certo perderci Rajnagar, dove sorge Casa Hélène: un centro di accoglienza per donne vittime di violenza, nato grazie all’impegno di Missione Calcutta e al supporto di Reward, un’associazione locale. Qui le donne trovano rifugio, sostegno e la possibilità di ricostruire la propria vita in un ambiente sicuro.

Casa Hélène non è solo un luogo di protezione, ma anche di rinascita. Offriamo supporto affinché queste donne possano sviluppare autonomia e indipendenza, ma il percorso di cambiamento appartiene a loro. Noi poniamo le basi, ma è la comunità locale a dare continuità al progetto, affinché l’accoglienza e l’aiuto non si fermino mai.

 

Un’esperienza che cambia la vita

Ripercorrendo su queste pagine il mio viaggio in India, mi sono tornate in mente le parole di Hélène: “Da bambina ho conosciuto la fame e oggi voglio fare in modo che nessun bambino debba soffrirne”.

Ma la fame non è solo quella di cibo. È anche fame di emancipazione, di consapevolezza, di cure, di felicità.

L’ho capito ancora di più a Rampurhat, nella clinica realizzata da Missione Calcutta e gestita da Padre Peter. Lì ho incontrato un bambino con la spina bifida. Avevo con me delle palline e gliele ho offerte per giocare. I suoi occhi si sono illuminati. In quel momento ho realizzato che la fame più profonda, quella che accomuna tutti, è il bisogno di attenzioni, di gioia, di una possibilità.

Missione Calcutta lavora ogni giorno per offrire opportunità e speranza a chi vive in condizioni difficili. Se vuoi scoprire tutti i nostri progetti in India e nelle altre aree in cui siamo attivi, visita il nostro sito e sostienici nel costruire un futuro migliore!

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