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Servizio civile in India: il racconto di Jacopo e Davide

Jacopo e Davide sono due ex volontari che un paio di anni fa hanno scelto di partire per l’India con Missione Calcutta, grazie al programma del Servizio Civile Universale. Un’esperienza che li ha messi di fronte alla meraviglia e al cambiamento. Qui ci raccontano cosa ha significato per loro questa esperienza e perché consigliano ai nuovi volontari selezionati di partire per l’India senza esitazioni.
1. Cosa ti ha spinto a scegliere l’India come meta per il tuo Servizio Civile?
Jacopo: Non ero mai uscito dall’Europa e avevo bisogno di vedere un’altra faccia del mondo. L’India mi sembrava perfetta: affascinante, spirituale, viva. Quando ho scoperto che il progetto con Missione Calcutta si occupava di sviluppo locale, ho capito che era il momento di andare oltre il conosciuto.
Davide: L’amore per l’India nasce quando ero in 5 elementare, grazie a un libro. Crescendo ho sempre avuto il desiderio di visitare questo paese, ma trovavo sempre mille scuse per non farlo… Avevo paura del viaggio. Dopo la laurea triennale, il Servizio Civile è stata l’occasione per realizzare questo sogno. Ho studiato il progetto nei dettagli, ma la realtà ha superato ogni aspettativa.
2.Ricordi il tuo primo giorno di Servizio Civile? Che sensazioni hai provato all’arrivo?
Jacopo: Mi ricordo che sono arrivato di notte, accolto dalle luci accecanti dell’aeroporto di Calcutta, insieme a un’afa e un’umidità mai provate prima. L’aria era un mix di odori acri e dolciastri. La responsabile di Missione Calcutta in India ci ha accompagnato verso Sewa Kendra, dove avrei passato i primi giorni. Durante il tragitto in jeep ricordo di aver filmato tutto, perché ogni cosa che vedevo era fuori dal mondo che conoscevo.
Davide: L’ impatto con la diversità è stato subito molto forte. All’arrivo ero molto emozionato, perché il mio sogno si stava realizzando, poi mentre percorrevo la strada fino a Sewa Kendra, le emozioni sono cambiate: oltre all’eccitazione per la nuova avventura, si sono aggiunti lo sgomento per quello che vedevo e sentivo e a cui non ero abituato. Ricordo che la prima notte ho faticato a prendere sonno; ero scosso da queste forti emozioni e temevo che non sarei mai riuscito ad adattarmi davvero. L’indomani mattina però ero già pronto a uscire, esplorare, parlare con le persone del posto.
3.Qual è stata la sfida più grande che hai affrontato durante il periodo di Servizio Civile e come l’hai superata?
Jacopo: Sono molto empatico, perciò da subito ho sentito un forte disagio rispetto alle condizioni di assoluta povertà in cui vivevano molte persone. Tuttavia sapevo che progettando per il territorio con le associazioni locali, avrei potuto fare la mia parte per migliorare le condizioni degli abitanti. Domande come questa mi portano a riflette sulle sfide che ho dovuto affrontare durante il Servizio Civile: quando ci si abitua allo straordinario, ci si aspetta che per l’ordinario non ci sia più posto. Che non ci sia più posto per certe dinamiche, tipo avere dei battibecchi con i colleghi sul luogo di lavoro, ma infondo è normale, è parte del confronto con la diversità in tutte le sue forme.
Davide: Diciamo che sono d’accordo con Jacopo: anche io ho capito che oltre all’euforia generata dal nuovo e dal diverso, subentra il quotidiano, fatto di sfide che spazzano via le aspettative, ma anche di persone con cui condividere una condizione comune e che diventano amici. Un’altra sfida, ma forse non dico nulla di nuovo per un italiano, è stata quella con il cibo: molto buono, ma a volte avrei voluto solo un bel piatto di pasta per sentirmi un po’ a casa.
4.Come ti ha cambiato Il Servizio Civile, a livello personale o professionale?
Jacopo: L’esperienza di Servizio Civile con Missione Calcutta mi ha permesso di comprendere l’importanza dell’autonomia nel costruire il proprio percorso di vita; insegnamento che ho voluto mantenere vivo anche in Italia al mio rientro. Ciò mi ha aiutato anche a comprendere che la mia strada professionale deve avere delle caratteristiche ben precise, tra quelle imprescindibili c’è la possibilità di rendermi utile per qualcun altro e ampliare le mie relazioni. Aggiungo un altro aspetto che magari potrebbe essere considerato di poco conto, ma che a me dà moltissima soddisfazione, ossia quello di poter comunicare con alcune persone bengalesi nella città in cui vivo in una lingua che non è l’inglese.
Davide: Sono convinto che l’India ti cambia la vita, perché cambia la visione del tuo passato, della persona che sei stata fino a prima di intraprendere l’avventura del Servizio Civile. Sono rientrato in Italia con un livello di adattabilità che non mi aspettavo di avere, con una sensazione di profonda gratitudine per tutto ciò che possiedo e che ho imparato da quest’esperienza. Adesso parlo fluentemente inglese e so cosa significa saper stare nel compromesso che a livello professionale, per chi progetta come me, vuol dire adattare la teoria dei dati alla realtà.
5.Un momento che porterai sempre con te?
Jacopo: L’incontro con un bambino. Stavo facendo una pausa fuori dall’ufficio, quando un bambino passa di lì e mi fissa negli occhi, mi allunga un pezzo della sua merenda e se ne va. Ecco, dell’India amo questa condivisione a prescindere, questo essere felici davvero con poco e a volte anche con niente.
Davide: Sicuramente il calore dei sorrisi e degli abbracci dei bambini e tutti i viaggi in treno, in macchina, a piedi in cui sono rimasto solo con i miei pensieri e le mie emozioni.
6.Come ti sei trovato con Missione Calcutta? Ti sei sentito supportato nel tuo percorso?
Jacopo: Dopo l’esperienza di Servizio Civile con Missione Calcutta ho sperimentato la dimensione del volontariato con altre associazioni, il che mi ha fatto capire che ciò che ho ricevuto e costruito con Missione Calcutta è davvero di valore. I responsabili di progetto sono sempre stati vicini a noi volontari, ci hanno supportato. Ricordo con piacere e con sollievo i meeting online che mi facevano respirare aria di casa, così come le visite di Doriana, Jessica e Marialuisa a Rajoshri.
Davide: Mi sono trovato bene sin dall’inizio con Missione Calcutta che ha il pregio di essere una piccola ong, dove la comunicazione è efficace e quindi il supporto arriva senza dover scalare una gerarchia sociale. Ho trovato flessibilità, vicinanza e comprensione.
7.Se dovessi raccontare la tua esperienza di Servizio Civile in tre parole, quali sarebbero
Jacopo: spaesamento- incontro-oltre
Davide: gioia- crescita-confronto
8.Che consiglio e augurio vuoi dare ai nuovi volontari che partiranno a luglio?
Jacopo: Innanzitutto consiglio di partire per il Servizio Civile, perché è un’esperienza davvero unica. Partire andando oltre i dubbi, seguendo la sensazione di curiosità e quella paura bella che dà carica ed ebrezza. Le difficoltà ci sono, ma può essere tutto più facile se non si fanno paragoni: l’India è un altro paese con le sue regole, la sua cultura, non serve contrapporlo a nient’altro. Ciò che si vive durante quell’avventura è fatto di momenti unici e speciali che non vogliono essere giudicati. A me questo atteggiamento ha aiutato tanto, mi ha permesso di non soccombere alla quotidianità e alle diversità/avversità.
Davide: Dico di non pensarci troppo. L’india spaventa ma accoglie a braccia aperte. Sii flessibile e aperto a ricevere qualsiasi cosa, perché tutto è crescita.
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